L’evoluzione darwiniana dell’uomo, partendo dai primati, ci ha permesso di sviluppare notevoli capacità intellettuali e di movimento, nonché una conquista più o meno totale di quella che è la Terra.
Soltanto una, tra le pochissime caratteristiche che portiamo ancora come eredità dalle scimmie (e dai mammiferi in generale), prevale ancora prepotente in noi: la voglia e la necessità, direi, di ritrovarsi in un luogo comune ed il più ampio possibile.
E questo perché i primati, cosi come anche altri numerosi animali, sanno benissimo che ritrovarsi tutti insieme, tutti uniti, nel maggior numero possibile, non fa altro che aumentare l’efficienza della comunità e lo sviluppo della stessa; e questo, per istinto, l’uomo lo sa da sempre, tant’è che si è sempre riunito con le altre persone per raggiungere i suoi obiettivi.
E questi obiettivi, nell’era del digitale, dovrebbe essere molto più facile raggiungerli, proprio perché, attraverso l’uso della tecnologia, dovremmo essere capaci di connetterci con tutto il globo, in ogni momento ed in ogni parte dello stesso, senza limiti di tempo e di luogo, quindi.
L’unica difficoltà, pertanto, che rischia di impedire questa interconnessione, in realtà, è l’approdo narcisistico e infantilistico, mi permetterei di dire, che l’uomo ha sviluppato soltanto negli ultimi anni; e questo deriva soprattutto dal fatto che l’uomo si è ritrovato, paradossalmente, a subire un’involuzione, dettata dall’autocompiacimento e dall’illusione di possedere tutto il mondo nelle sue mani.
Ecco, noi uomini e donne della nostra generazione, dovremmo preoccuparci soprattutto di scacciare quest’idea e di risvegliare, per ricollegarci all’inizio del nostro articolo, l’istinto animalesco di comunità che ha permesso all’uomo di evolversi e di raggiungere i traguardi nel corso millenario della sua storia.
Attraverso l’idea di “comunità” per l’appunto, le nostre mani e le nostre menti dovranno occuparsi di ritrovare quel filo rosso che per tutta la nostra storia ci ha sempre collegati e tenuti uniti, ed aggiungerei anche inconsapevolmente, e di condurlo sulla strada delle nostre idee, affinché in qualsiasi tipo di realtà in cui ci ritroviamo a vivere, possiamo sempre essere confortati dal fatto di non essere soli e legati, gli uni con gli altri, da un progetto di futuro e di “possibile” in cui poter ritrovare noi stessi.
Perché BORDERMIND è più che un’associazione: è un insieme di idee che ci permette di vivere serenamente in comunità e poterci ritrovare, riflessi, nel presente che vogliamo e nel futuro che stiamo costruendo. Resta con noi e sostienici
Giovanni Affortunato
Giovanni Affortunato