La paura di Astrazeneca


Diciamolo, il rifiuto di fare il vaccino, specie se è AstraZeneca, sta irritando molti di noi. Sembra come rigettare l’opportunità di fare un passo verso la riconquista della libertà, considerando che non si parla solo di libertà personale, neanche nazionale, ma mondiale. Questa tuttavia, riflettendoci, è una conseguenza prevedibile e anche giustificabile dei nostri processi cognitivi e dell’influenza che subiscono dai sistemi di comunicazione. 
 
All’inizio della pandemia, quando dopo il primo periodo di shock e sperdimento si cominciava a riflettere sulle soluzioni per venire fuori da questo dramma, tutti aspettavano con ansia l’arrivo del vaccino, considerato dagli esperti come l’antidoto per riemergere da un buco nero che stava inghiottendo ciascuno di noi e di cui ancora non si capiva il senso. 
 
Poi il vaccino è arrivato. E all’improvviso (o forse no) non tutti sembravano così convinti di farlo. Quella che era stata considerata la via d’uscita dall’incubo che si stava vivendo ha cominciato a spaventare la maggior parte della gente. Come quando dopo tanto cercare la soluzione ad un problema finalmente la si trova, ma si esita nel metterla in pratica perché paradossalmente terrorizza. Capita molto spesso in psicoterapia. Chi soffre si rivolge ad un professionista per tornare a stare meglio; si informa addirittura sul migliore in circolazione e fa tutto il necessario per assicurarsi che funzioni, ma quando arriva davvero il momento di mettere in discussione se stesso, la paura dell’ignoto lo assale e  preferisce restare nella propria fetta di sofferenza, perché almeno quella già la conosce. 
 
Passa un altro po’ di tempo, la gente sembra convincersi di più che il vaccino non sia poi così dannoso e succede qualcos’altro: uno di questi vaccini pare provocare in alcune persone effetti collaterali anche molto gravi, provocandone raramente addirittura la morte. 
 
Ora, è prevedibile che accada l’inevitabile: nessuno vuole più fare quel vaccino. Non solo, gli altri vaccini acquistano maggiore credibilità e ognuno cerca di accaparrarsi quello ritenuto più sicuro. Se prima erano tutti i vaccini ad essere reietti, adesso è uno solo a catalizzare la paura di tutti. 
 
Perché accade tutto questo? Follia di massa? Ignoranza? Incapacità di ragionamento autonomo?
Può essere una o un po’ tutte queste possibilità, ma questo succede soprattutto per due motivi: l’influenza delle informazioni diffuse e il ragionamento per euristiche. 
 
Purtroppo questi fenomeni sono ben conosciuti dai canali di comunicazione e spesso vengono usati a proprio vantaggio anche per divulgare informazioni sbagliate, per un qualche scopo o profitto. Certo, può anche capitare l’errore umano nel prendere una decisione troppo affrettata e divulgare una notizia che si rivela non completamente affidabile, senza aver avuto secondi fini; sarà stato il caso in cui l’AIFA ha vietato l’utilizzo di AstraZeneca lo scorso 15 Marzo (decisione assunta anche da altri Paesi Europei)? Il dubbio ce lo si pone, visto che poi il divieto è stato declinato dopo solo tre giorni dall’EMA che ha garantito che il vaccino in questione era sicuro ed efficace, deliberando la ripresa delle somministrazioni.
 
Non lo sappiamo, e forse non lo sapremo mai, certo è che quanto accaduto ha provocato non pochi disagi, considerato che ora rimangono stipati innumerevoli vaccini di AstraZeneca perché nessuno vuole farli. E’ stato un clamoroso passo falso, diciamolo.
 
Tutto questo informare, disinformare, vietare, legittimare, preoccupare e rassicurare non ha fatto altro che confondere le idee alla gente, che ad un certo punto ha iniziato a ragionare e scegliere per euristiche, vale a dire per scorciatoie mentali che permettono di prendere decisioni semplici e veloci. Ad esempio la tendenza a cercare le informazioni che volgono a privilegiare quelle fonti che confermano i propri punti di vista, oppure quella per cui si tendono a validare le informazioni già ritenute affidabili dagli altri, ecc. 
 
Può sembrare che la scelta di vaccinarsi o no, con o senza AstraZeneca, dipenda dalla capacità di ragionare con la propria testa (o semplicemente di ragionare e basta), dal livello culturale o da quanto si è bravi a gestire le emozioni, ma la verità è che tali dinamiche di informazione sollecitano uno degli istinti più primordiali: sopravvivere. E se questo viene minacciato in termini di sofferenza, pena o addirittura morte, inevitabilmente si è condizionati da processi cognitivi che preservano l’auto-conservazione.
 
Spingiamo gli altri a vaccinarsi, certo, ma comprendiamone il rifiuto e la paura, perché sono umani e appartengono a tutti noi, nessuno escluso.

Dott.ssa Erika Aucello